top of page
Cerca
Immagine del redattoreLeonardo Lombardelli

LA CADUTA DI KASPAROV. Il gioco degli scacchi e l’intelligenza Artificiale

“Gli scacchi sono il mio mondo. Non sono una casa, e neppure un castello dove mi nascondo dai problemi della vita, ma precisamente un mondo. Un mondo dove esprimo me stesso” Mihails Tāls


La storia degli scacchi è un insieme di metafore e lezioni morali. Da quando questo gioco è emerso nel quinto secolo in India, è sempre stato in grado di riflettere il mondo che lo circondava restituendo un’immagine ludica del divenire umano. L’adattabilità nei riguardi delle differenti culture e verso il progresso umano, ma soprattutto la pressoché infinita serie di partite costituibili, hanno donato grande longevità a questa pratica.

Ma qual è quindi la dimensione del mondo entro cui ogni giocatore si trova immerso ogni qual volta si confronta con un rivale sulla scacchiera?

Secondo le stime che l’esperto di intelligenza artificiale Victor Allis ha riportato sulla sua tesi di dottorato “il numero di partite possibili è pari a 10123, mentre il numero di posizioni differenti che possono disegnarsi sulla scacchiera è pari a 1046 “.

È proprio per questa numerosità sconfinata di percorsi possibili che gli scacchi sono da sempre la sfida per eccellenza per l’automazione e l’intelligenza artificiale. Difatti, sin dagli anni Quaranta del Novecento, grandi personalità della matematica, dell’informatica nonché pionieri dell’intelligenza artificiale come Alan Turing, Claude Shannon, John McCarthy o Ken Thompson hanno tentato di progettare una macchina in grado di competere, ma soprattutto vincere, contro un giocatore umano.


Di tutte le macchine e software scacchistici sicuramente la più nota al grande pubblico è Deep Blue. Deep Blue nasce a Pittsburgh dalle menti di Feng-hsiung e Thomas Anantharaman quando, al termine dei loro studi, i due dottorandi della Carnegie Mellon University vennero assunti dalla IBM ed ebbero l’opportunità di proseguire un loro vecchio progetto, Chip Test. Durante i primi anni di lavoro riuscirono a sviluppare un software scacchistico che ereditò il nome dal grande computer del romanzo “Guida galattica per autostoppisti”, Deep Thought. Nel 1989, questo computer venne sfidato dal grande Garry Kasparov che vinse agilmente tutti i confronti. Sempre presso il colosso informatico statunitense, i due colleghi decisero di creare Deep Blue con l’unico obiettivo di prendersi una rivincita, surclassando il campione del mondo in carica Garry Kasparov.


Era il febbraio del 1996 e il primo scontro tra Kasparov e Deep Blue era alle porte: il mondo era in completo fermento e le copertine dei giornali titolavano: “L’ultima resistenza dell’intelletto”,

“Kasparov difende l’umanità” oppure ancora “Le macchine stanno penetrando l’ultimo rifugio umano: l’intelligenza”.

L’incontro si disputò a Philadelphia in sei gare ed i pezzi per Deep Blue venivano mossi da Feng-hsiung seguendo, ovviamente, le decisioni del computer stesso. Al termine delle 6 gare, e dopo una sonante sconfitta iniziale, il campione mondiale riuscì ad infilare due vittorie quando assegnato ai pezzi bianchi con i quali al tempo deteneva un record di imbattibilità di oltre due anni: riuscì nell’impresa trovando dei punti ciechi nella macchina e adattando il suo stile di gioco a quello dell’avversario evitando quindi tatticismi o posizionamenti complessi che avrebbero dato vantaggio al grande potere computazionale di Deep Blue.

La sconfitta nel primo match aveva lasciato Kasparov incredulo e lo fece sprofondare in uno sconforto tale che, un mese dopo l’incontro, scrisse sulla rivista TIME le sensazioni provate dopo la partita e disse di aver percepito un nuovo tipo di intelligenza sulla scacchiera credendo che fosse finito il regno degli uomini sulla scacchiera. Nonostante la partita si fosse poi conclusa con il risultato da lui pronosticato, le forze spese per raggiungere la vittoria avevano superato di molto le aspettative.




L’impatto mediatico dell’evento fu gigantesco: Deep Blue era diventato il sinonimo di intelligenza artificiale, ponendo IBM in una posizione di avanguardia all’interno di un settore di rilevanza mondiale e questo ne fece schizzare il valore azionario alle stelle.

Inoltre, alla fine dell’incontro venne garantita pubblicamente una rivincita. La posta in gioco di un rematch sarebbe stata però altissima: una nuova sconfitta da parte di Deep Blue avrebbe fatto crollare la fiducia degli shareholders e la reputazione del progetto. La IBM si prese allora del tempo per apportare migliorie aumentando di molto la velocità di calcolo, colmando le specifiche insufficienze e, soprattutto, studiando a fondo i motivi della sconfitta. Intervistato nell’agosto del 1996, il project manager di Deep Blue C. J. Tan disse che il successivo scontro non sarebbe stato più un esperimento, ma una vera e propria partita.


Quando al grande scacchista di origine tedesca Hein Donner fu chiesto come si sarebbe preparato per una sfida contro ad un computer, egli rispose: “Mi porterei un martello”.


L’11 Maggio 1997, dopo 450 giorni dall’ultima gara con Deep Blue, la rivincita promessa da Garry Kasparov avrebbe avuto luogo. L’IBM aveva dispiegato tutta la sua potenza in fatto di pubbliche relazioni per l’organizzazione dell’evento prenotando diversi piano dell’Equitable Center nell’isola di Manhattan. Il sistema centrale di Deep Blue si trovava al sicuro in una stanza strettamente sorvegliata all’interno dell’edificio e collegato a diversi sistemi di backup. L’area di gioco consisteva in una piccola stanza con una manciata di posti riservati, mentre era stato allestito un grande auditorium a diversi piani di stanza in cui gli spettatori potevano vedere la partita sopra alcuni schermi.


Il primo match vede Kasparov assegnato ai bianchi uscirne vittorioso allungando così la sua striscia di vittorie e dandogli quella iniezione di fiducia necessaria a percorrere l’intera lotta.

Nella seconda gara, assegnato ai neri invece, Kasparov giocò una delle partite ad oggi più analizzate nella storia dei match scacchistici, impostando una partita spagnola: il risultato fu amaro poiché Kasparov si ritirò sottostimando la posizione sulla scacchiera che gli avrebbe permesso di ottenere una patta. In questa partita Kasparov non solo perse, ma la sua brillante lucidità subì un colpo durissimo lasciando spazio all’insurrezione di rimorsi, rabbia e furore.

Ad anni di distanza analizzò le gare dalla 3 alla 6 e disse di non riconoscersi per nulla nel suo gioco, quasi come se stesse visualizzando le partite di un estraneo.

La quarta e la quinta gara di Kasparov sono nuovamente delle parità animate dai rimorsi di non essere riuscito a chiudere delle situazioni certamente favorevoli e che sembravano poterlo portare alla vittoria. Ancora una volta, il potere computazionale della macchina era riuscito a scappare alla morsa dell’uomo lasciando il campione carico di frustrazione.

Gara 6 fu incredibilmente rapida: dopo un’erronea scelta di Kasparov nello sviluppo della difesa Caro-Kann, Deep Blue vinse la partita per ritiro dell’avversario che stava cadendo sotto una spietata serie di attacchi.






Kasparov chiese una rivincita gli anni successivi che non poté essergli concessa: Deep Blue non hai mai più giocato nessuna partita e venne smantellato.


Ancora oggi, dopo tanti anni, vengono sollevate pesanti questioni sulla sfida, precisamente sul comportamento sleale tenuto dalla IBM nei confronti di Kasparov. Cruciali furono l’intervista a Miguel Illescas, gran maestro di scacchi spagnolo assunto dalla IBM per lo sviluppo di Deep Blue, nel 2009 a New In Chess dove rivelò alcuni dettagli sul progetto che andavano contro le affermazioni pubblicate ai tempi della sfida dall’azienda statunitense e un dialogo avvenuto nel 2016 ad Oxford tra Kasparov e Noel Sharkey in cui quest’ultimo spiegò alcune dinamiche dei comportamenti di Deep Blue che illuminarono lo scacchista circa i motivi dei crash periodici che accadevano alla macchina.


Ad oggi Kasparov però, come riportato al Larry King Show, preferisce parlare di questa gara come una sconfitta il cui colpevole è soltanto lui.


56 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page